My top photos
About me
Vivere è la forte percezione delle sensazione che i sensi ci trasmettono dalla realtà che ci circonda, luci, ombre, colori, odori, sapori, tatto, rumori...
Fotografare, è ritagliare una porzione del mondo capace di comunicare tutte queste sensazioni e trasformarle in emozioni
Fotografare, è ritagliare una porzione del mondo capace di comunicare tutte queste sensazioni e trasformarle in emozioni
Vincenzo Galluccio 20/10/2016 21:01
Qualcuno dice che quelle cose che chiamiamo fotografie sono uova deposte da una gallina definita "macchina fotografica”. Questo il mio gesto nel fotografare.Le parole ed il tempo che hai dedicato alle mie fotografie sono “la ricompensa” per un lavoro appassionato. Tutto è semplice e complicato al tempo stesso. E’ semplice pensare alla fotografia, alla mia fotografia, come ad un punto di vista, una freccia lanciata nel mondo della nostra immaginazione. Senza immaginazione non c’è fotografia. E’ l’immaginazione la “pellicola impressionabile” dalla realtà. Il mio lavoro è complesso, perché come dici bene tu, le mie fotografie nascono e vivono ai margini dell’errore, brutte o belle che siano, hanno una ossessione maniacale per la composizione . Compongo e ricompongo continuamente le immagini reali con quelle immaginate. Il mosso delle mie fotografie non è solo un tempo dilatato all’infinto ma il tentativo di partecipare alla composizione , la voglia di entrare a far parte del racconto fotografico. Ed è così che io fotografo, provando e riprovando con tempi lunghi, la macchina dietro la testa o adagiata sopra la pancia escludendo la visione “claustrofobica” del mirino e lasciando che tutto accada alla vista di entrambi gli occhi . E’ lo sguardo di chi si muove con la macchina fotografica tra le mani che spesso inciampa in brutture inimmaginabili che sento come errori di una pratica consolidata da anni. Sono un”bianconerista” ossessionato dal colore e dalla composizione, come se volessi “semplificare” e ridisporre le cose in un ordine diverso. Non sono un professionista ma un dilettante. Ma non sono un dilettante della bellezza, io che ascolto Bach e la sera a letto leggo Mahler. Sono un dilettante perché diversamente dal professionista non ho un progetto creativo unico, inequivocabile, che sappia coniugare l’inizio e la fine di un lavoro. Sono un dilettante che va a “casaccio” e tengo per me solo le fotografie in cui sono riuscito a coniugare la scenografia con l’emozione. Qualcuno lo coglie ed altri per lo più ci si abbandonano “disperati”, non capendo che non c’è nulla da capire se non si è capito già. Se ci pensi per le tue fotografie è la stessa cosa. Sono tutte ben fatte, compositivamente eccellenti ma ognuna di esse, come per le mie, è un un sasso unico nella relazione tra l’immaginario ed il fotografato. Tra le tue fotografie ci sono colori, biancoenero, capre e donne dalla faccia bellissima, fotografie diverse le une dalle altre ma che in comune hanno il senso della “sperimentazione emozionale”, della pratica del “ben fatto”, del ritaglio di una realtà in parte fotografata ed in parte immaginata. In ogni tua immagine, la realtà si sovrappone alla immaginazione. A me accade il contrario: l’immaginazione si sovrappone, distorcendola, alla realtà, nel tentativo ultimo di “inclinarla” verso le mie emozioni. E le mie fotografie “storte”, sono immagini a diversa inclinazione, sono punti di vista volgendo lo sguardo verso una linea retta “diversamente piegata”. Ma la linea retta c’è e si intravede !Qualche tempo fa, da queste parti, ho conosciuto un gran bravo fotografo, Paolo Pasquino, che più di altri, a mio parere, aveva capito il senso del mio lavoro fotografico.
Per questa foto P.P: scrisse cose molto convincenti.”Per me, quando una foto si smeriglia è perchè chi la fa, la fa a se stesso. Vincenzo codifica situazioni ordinarie in gesti. Lui fa pulsare ciò che vede.. gelifica il bianco in soffio.. porta dentro se l'idea della fotografia, ormai non più sufficiente alla sola descrizione d'evento.. ha bisogno che la foto gli lasci abrasature, come quelle che lascia l’estate……” Parlammo a lungo di questo, perché Paolo, oltre ad essere un gran bravo fotografo, aveva la capacità della sintesi ed una particolare intelligenza nel cogliere i gesti del fotografo.
Ma Pasquino, rispetto ad una altra fotografia, continua scrivendomi: “…..sembra che Vincenzo direttamente intervenga nella composizione ..annuendo o negando.. insomma partecipando allo scatto in modo attivo.. l'attenzione alla composizione.. è da lui.. attenta da diventare quasi maniacale.. poi.. mi sembra.. mi porta.. non so... ma è come se questo interno gli appartenesse.. con volumi e persone.. e volesse, in qualche modo, riplasmarlo.. modificandolo in relazione alle presenze ed al detto delle stesse.. insomma leggo.. l'intenzione di appartenere alla fotografia.. con cenni del capo in sintonia con l’otturatore…."
Ecco perché dico che le cose son semplici e complesse perché non solo è necessario capire ma è importante dedicare tempo alle cose. Ed è così che io prolungo i tempi di posa: un modo per dedicare spazio alla immaginazione….che chiede tempo.
Ma meglio di me lo ha detto Arturo Quintavalle in una citazione regalatami dalla mia carissima amica Cristina (il mododiElioT): “Il fotografo esplicita la perfetta, quasi automatica e spontanea coincidenza nella sua mente tra immagine visibile e pensiero, tra spazio fisico rappresentato e spazio mentale prefigurato nella sua immaginazione, tra interno ed esterno: entrambi gli spazi sono luoghi di passaggio, di dialogo, complementari e coincidenti nella funzione epifanica, nel tentativo si svelamento quotidiano del mistero e dell'imponderabile del vivere.”
Mi fermo qui, salutandoti affettuosamente e felice di averti incontrato. In fondo la fotografia, se ci pensi, è un luogo di incontro.
Un abbraccio carissimo, Vincenzo.
lucy franco 20/10/2016 9:26
Grazie!Un saluto!
paola lovisolo di nevedicarne 19/10/2016 20:37
grata per il passaggio e per la considerazione a commento che hai scritto e che mi trova affine.
immersi nel quotidiano, tutto parla di noi ancora più di quanto noi si possa parlare del tutto. gli oggetti diventano contenitori del nostro inconscio e se tutto ' fila liscio' a volte anche il contrario, secondo il mio modo di vedere.
buona serata, Alfredo.
paola
Michela Scrivanti 18/10/2016 22:37
Ti ringrazio Alfredo. CiaoVincenzo Galluccio 17/10/2016 11:30
......preferisco guardare sedici buone foto di 1 solo fotografo che 16 cattive foto di 16 fotografi in fila per due. Io sono interessato alla fotografia, sono un "fotoamatore" nel senso che a me piace la fotografia, piace guardarla e di tanto in tanto farla, e preferisco avere pochissimi amici con qui discutere e d approfondire il "senso delle parole in fotografia", piuttosto che milioni di amici ai quali non ho tempo da dedicare...e quando mi accorgo di un fotografo bravo come te per me è una gioia poter scambiare quattro chiacchiere in maniera sincera, aperta ed intelligente...a presto e buon lavoro, Vincenzo.Michela Scrivanti 03/10/2016 9:40
Grazie Alfredo. CiaoMichela Scrivanti 30/09/2016 18:05
Grazie Alfredo, molto onorata del tuo interessamento e apprezzamento. Ciaorenzo vetturelli 19/09/2016 9:01
Grazie per l'apprezzamento Alfredo,una buona giornata,R.Heinz Homatsch 15/09/2016 22:46
grazie per il commento Alfredorenzo vetturelli 15/09/2016 19:27
Ciao Alfredo,grazie per il passaggio e per il commento,buona serata R.Laura Daddabbo 15/09/2016 14:25
Ancora grazie Alfredo della tua graditissima attenzione :-)buon pomeriggio, ciao. Laura
Laura Daddabbo 09/09/2016 19:36
Grazie Alfredo dell'apprezzamento molto gradito!buona serata, ciao. Laura
Rosalba Crosilla 05/09/2016 19:13
Grazie Alfredo :-)Concordo su tutto, parola per parola. La fotografia deve essere linguaggio, in questo caso voleva essere "dolore" esattamente come hai detto.
Per i commenti, in tutta sincerità, tengo in considerazione quelli di pochissimi ;-)
E no, non è possibile fare un album dedicato su fc per vederle tutte assieme. Le immagini di questa serie le sto ricostruendo: alcune vecchie (come quelle linkate) le avevo lasciate on line, altre le avevo tolte.
Ti ringrazio ancora, anche a nome della mia città, che ha dovuto soffrire questo luogo e continua a farlo.